In occasione dell’anniversario degli 80 anni della firma della “Carta di Chivasso”, 19 dicembre 1943, la sezione ANPI Boris Bradac, con il contributo dell'Amministrazione comunale chivassese, ha curato e presentato il libro realizzato con il contributo di diversi autori della zona che, utilizzando le fonti dell’archivio comunale in larga parte, hanno ricostruito il clima del periodo fascista prima e durante il 1943, mettendo in luce le ricadute a livello locale di quanto deciso a livello nazionale e internazionale.
L’idea di Vinicio Milani è stata quella di dare alla città di Chivasso una dimensione concreta alla memoria storica locale, attraverso un’operazione di ricerca che, affrontando più aspetti dello stesso periodo, aiuti a comprendere la complessa mole di eventi che interessarono la città nel periodo della Seconda guerra mondiale.
Gli autori coinvolti nel progetto appartengono al mondo della scuola e della ricerca storica universitaria e dell'Anpi, pur sempre condotta con criteri scientifici e fedeli ai dettami della storiografia contemporanea come decretato dallo statuto della Società Storica chivassese.
A livello generale la ricostruzione della cornice storica degli eventi è stata realizzata da Vinicio Milani. La presentazione della realtà chivassese del periodo fascista, invece, è stata tratta dalla tesi di laurea del professor Alberto Leproni e dedicata alla società ed alla scuola locale discussa con il professor Giovanni De Luna nel 2004. La ricostruzione del periodo non sarebbe stata completa senza una ricostruzione dell’applicazione delle leggi razziali, curata dal dottor Claudio Anselmo, segretario della Società Storica chivassese, prima di arrivare all’analisi dell’elemento forse più caratteristico dei primi anni di guerra a livello locale qual è stato la firma della Carta di Chivasso*.
Il contributo di Francesco Zollo, ricercatore dell’Università di Torino, infatti approfondisce gli intendimenti e gli ideali dei firmatari del documento destinato ad assumere valenza nazionale al punto da essere recepito dai padri costituenti nella stesura della Carta Costituzionale. Le conclusioni sono state fatte dal prof. Giuseppe Morrone docente di Filosofia presso Istituto Superiore.
La Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, meglio conosciuta come Dichiarazione (o Carta) di Chivasso, è un documento stilato il 19 dicembre 1943 a Chivasso, durante un convegno clandestino organizzato da esponenti della Resistenza delle valli alpine. Venne scelta la cittadina piemontese perché a metà strada tra coloro che provenivano dalle valli valdesi e i valdostani. All'incontro parteciparono dalla Valle d'Aosta il notaio Émile Chanoux - che pochi mesi dopo morirà nel carcere fascista - ed Ernest Page, mentre Federico Chabod aveva inviato un suo documento e Lino Binel non poté prendervi parte perché in carcere; per le valli valdesi erano presenti Osvaldo Coïsson e Gustavo Malan, venuti da Torre Pellice, e Giorgio Peyronel e Mario Alberto Rollier, rispettivamente dell'Università e del Politecnico di Milano, tutti vicini al Partito d'Azione. La Carta di Chivasso postulava per l'Italia la trasformazione in un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale. Per queste sue caratteristiche, presenta molte affinità con il famoso Manifesto di Ventotene.
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