L'INCONTRO CON REFERENTI FORMAZIONE PROVINCIALI
Sono certo di interpretare i sentimenti di tutti e tutte, nel considerare l’incontro di oggi occasione storica per la nostra Associazione. Quello di oggi è il primo incontro della nostra rete nazionale di formatori, tema determinante per lo sviluppo dell’iniziativa culturale e politica dell’Associazione. Un ruolo, quello di formatori, che non è sancito nello Statuto e, dunque, rafforza la volontà del nostro impegno e, insieme, i compiti che l’Associazione ci chiede. Ci confrontiamo partendo da noi, dalle nostre esperienze e dai nostri vissuti, perché
diventino patrimonio dell’Associazione. Questo incontro, quindi, non è un traguardo, ma una partenza. Comprenderete, mi auguro, la mia emozione.
Dal congresso ad oggi
L’ultimo congresso ha sancito l’imprescindibilità della formazione come azione culturale e politica della nostra Associazione. Ciò ha definito due aspetti: da una parte ha dimostrato che ANPI è capace di rinnovarsi e di proporsi; dall’altra parte, indicato la necessità di una adeguata organizzazione. Stimolare i Comitati Provinciali all’individuazione dei referenti della formazione locale e la costituzione di un gruppo nazionale che fosse da stimolo per i Provinciali, sono stati i passaggi che hanno dato gambe ai propositi congressuali. Sostegni e riferimenti in questi percorsi sono stati il Presidente Nazionale Gianfranco Pagliarulo, che ringrazio per la fiducia e il Vicepresidente Ferdinando Pappalardo, che ringrazio per i confronti.
Fino ad oggi abbiamo raggiunto 63 referenti provinciali della formazione (52 presenti fra sede e online), un ottimo risultato. In gennaio il gruppo nazionale ha partecipato ad un seminario interno di due giorni in cui si sono affrontati i temi costituzionali (lavoro, solidarietà, pace, ambiente), educativi e storici tenuti da esperti e luminari quali: Gaetano Azzariti, Gustavo Zagrebelsky, Olivia Bonardi, Raffaele Mantegazza, Maurizio Malo, Davide Conti e Valerio Strinati. Le lezioni sono state registrate e gli atti verranno distribuiti.
Ci tengo a precisare, interpretando anche il pensiero del Presidente e del Vicepresidente, che l’intento di questo lavoro non è quello di “dettare una linea” che deve essere applicata nei territori. La volontà è condividere, stimolare e suggerire argomenti che possono tracciare un percorso unitario di azioni culturali e politiche da realizzarsi in autonomia nelle territorialità ANPI.
La relazione che segue vuole essere un contributo alla complessità di quella azione culturale e politica che chiamiamo “formazione”. L’intento è quello di fornire strumenti di elaborazione e di riflessione, mettendo insieme esperienze realizzate con militanti a diversi livelli nei territori, esperti, associazioni, enti, insegnanti e scuole. Ovviamente la relazione non potrà essere esaustiva.
Formazione come dovere civico e politico
Il tema della formazione politico-culturale dei cittadini è uno dei problemi fondamentali del nostro Paese. Tutto ciò diventa peculiare quando si tratta di un’Associazione come la nostra, di tradizioni gloriose, ma che ha rinnovato e sta mutando la sua composizione. Da qui la necessità di un elevamento complessivo del livello culturale e politico a tutti i livelli associativi, non solo dei dirigenti, ma anche di tutta la base sociale. Da ciò, la necessità di costruire una adeguata preparazione culturale e politica, una conoscenza almeno della storia più recente, dal fascismo in poi, una corretta interpretazione dei fatti e delle vicende, oltre ad una buona conoscenza della Resistenza e della Costituzione. È questa, dunque, l’esigenza di una formazione adeguata, finalizzata a raggiungere un livello culturale-politico medio, quanto meno adeguato alle necessità. Una formazione non destinata solo ai giovani (il cui coinvolgimento è strategico, così come ci hanno sollecitato nell’apposito gruppo di lavoro), ma a tutti, indipendentemente dall’età. Rafforzare la conoscenza della storia intesa non solo come approfondimento dello studio dell’antifascismo, della guerra di liberazione dal nazifascismo e della trasposizione di quei valori nella Costituzione, ma come elaborazione concreta e quotidiana rivolta al futuro, caratterizza l’impegno che la nostra Associazione ha assunto fin dal suo nascere. Basi necessarie, dunque, per poter intervenire e
rispondere in modo adeguato sul piano culturale e politico nel contrasto al neofascismo e all’attuazione della Costituzione repubblicana.
Nella fase cruciale di passaggio generazionale, proprio per la sua storia e per la sua connotazione storica di Ente Morale, la nostra Associazione è sottoposta a continue sollecitazioni da parte della società civile, che chiede un nostro intervento sulle questioni dell’attualità. Pur sapendo che l’ANPI non può e non deve sostituirsi a partiti, sindacati o ad altre realtà associative che si occupano di specifici temi di carattere politico, economico e sociale, abbiamo il dovere e lo scopo principe di radicare l’associazione nella contemporaneità, preservandone l’integrità dei valori che la fecero nascere: la difesa della libertà conquistata e strappata a caro prezzo alla storia, della giustizia come realizzazione dei
bisogni civili, sociali, politici ed economici, della solidarietà e della pace come convivenza fra i popoli e non solo come non guerra. In altre parole, l’ANPI può svolgere la sua azione ponendo questioni di principio e basandosi sempre sulla Costituzione repubblicana.
Il recente ingresso della nostra Associazione fra gli Enti del Terzo settore ci consegna, e aggiunge al nostro bagaglio storico, culturale e politico, due diversi impegni. Da una parte la potestà statutaria di esercitare, in particolare, attività di educazione, istruzione e formazione; dall’altra la responsabilità morale di garantire e tutelare la nostra Associazione da rischi di sovrapposizione che determinerebbero la perdita della nostra autonomia e, dunque, del nostro riconoscimento.
“Essere ANPI”
Va comunque sottolineato, a questo proposito e con orgoglio, che l’ANPI è quasi un unicum nel panorama del Paese perché, nonostante i tempi difficili che stiamo vivendo, si rafforza senza smarrire mai le sue radici. Si può dire, per citare le parole del Presidente Nazionale Gianfranco Pagliarulo, che ANPI è “come un grande albero i cui rami, fiori e frutti si moltiplicano mentre le radici crescono penetrando sempre più nel terreno, producendo così
quella linfa che alimenta ogni giorno una vita rigogliosa”.
Da queste considerazioni nasce “Essere ANPI”, un testo rivolto a tutti, ma in particolare al rilevantissimo numero di nuovi iscritti, alle compagne e ai compagni dei nuovi gruppi dirigenti, a coloro che non hanno avuto ancora la possibilità di conoscere appieno l’anima di una associazione che invera ogni giorno valori, ideali e concezioni del mondo proprie del movimento resistenziale. “Essere ANPI” è uno strumento che contribuisce alla conoscenza di come funzionano concretamente i meccanismi dell’Associazione che, a ben vedere, sono tutto sommato semplici e di buon senso, e sono tesi a garantire un’effettiva democrazia interna e un virtuoso funzionamento delle attività sociali. In queste pagine si trova perciò la soluzione a problemi della vita quotidiana dell’Associazione e qualche risposta alle domande più frequenti. Il volume contiene poi cenni di storia dell’Associazione dal suo sorgere a Roma in quel giugno 1944, quando ancora l’intero Paese non era stato liberato, fino ai nostri giorni. È in questa misura, cioè nel rapporto fra il presente e il passato, fra ciò che è e il ricordo di ciò che fu, che nasce l’energia che abbiamo chiamato “memoria attiva”, e cioè lo strumento tramite cui si incide sul presente e si può quantomeno parzialmente prefigurare il futuro. Passato, presente e futuro che sì, sono dell’ANPI, ma sono più propriamente dell’intero Paese, perché non c’è storia dell’ANPI senza storia d’Italia, né ci sarebbe l’Italia che conosciamo senza quelle partigiane e quei partigiani che ci donarono la libertà e che, anche nel dopoguerra, continuarono l’impegno, in diverse forme, per il mantenimento della democrazia. Il volume comprende brevi biografie dei Presidenti nazionali e riporta il testo dello Statuto e del Regolamento nazionali, che sono la nostra cassetta degli attrezzi per un’attività sempre più efficace. La realizzazione del testo ha visto il lavoro intenso di Giovanni Baldini e Andrea Liparoto, oltre al sottoscritto. Questa è la prima e sempre più necessaria formazione, che possiamo definire “interna”, e che l’associazione deve intraprendere a tutti i livelli.
I corsi provinciali
In questa logica, al fine di costruire e consolidare una maggiore consapevolezza, sia come sviluppo di competenze personali, sia come crescita dell’Associazione nei territori, in questi anni si è lavorato per sollecitare i Comitati Provinciali nella realizzazione di iniziative specifiche di formazione, rivolte ai propri dirigenti, iscritti a simpatizzanti. In continuità con
“Essere ANPI”, dunque, è necessario formare su obiettivi tematici, conoscenze che possiamo definire di base del militante ANPI nei territori.
Dal punto di vista storico: conoscere e approfondire il funzionamento dell’Associazione (Statuto, regolamenti, documenti e regole); conoscere e approfondire l’antifascismo e la resistenza nel proprio territorio; conoscere i tratti fondamentali della Costituzione repubblicana; conoscere i tratti fondamentali delle dinamiche del dopoguerra. Dal punto di vista dell’attualità: la comunicazione nell’ANPI (utilizzo consapevole dei social network, dei siti, patriaonline); il contrasto ai neofascismi; il rapporto con la scuola.
Tali proposte culturali e politiche, ci permettono di coinvolgere esperti e risorse locali e,
tutto sommato, di mettere il tema dell’Antifascismo in un costante e continuo ordine del
giorno. Penso comprendiate che la necessaria urgenza di queste formazioni, contribuisce alla costruzione di quegli atteggiamenti che definiscono l’autorevolezza dell’ANPI e che
continuiamo a sintetizzare in tre impegni morali, culturali e politici: autonomia, pluralismo,
unità. Messe a base queste formazioni, acquisita una maggiore incisività e autorevolezza,
possiamo cimentarci in quella che possiamo definire la formazione “esterna”.
ANPI e scuola
Per affrontare una formazione specifica su come l’ANPI si rapporta con l’istituzione scuola, con insegnanti e studenti, intervengono questioni che riguardano quello che potremmo chiamare lo stile del nostro intervento a scuola, la mentalità - si potrebbe dire - con cui agiamo. Con questa consapevolezza, possiamo definire, inizialmente, il ruolo che ANPI non deve agire: insegnare. Dunque, l’ANPI, non sostituisce la lezione curricolare dell’insegnante, non sostituisce l’apporto degli storici, non si sostituisce ai testi scolastici e non propone una nuova pedagogia.
Un ruolo specifico ANPI lo possiamo ascrivere ai concetti di “accompagnare e sostenere”. ANPI a scuola promuove sé stessa come soggetto “portatore di esperienze”, che intende offrire il proprio patrimonio culturale attraverso il quale fornire strumenti per elaborare storia e presente. In questo modo proporsi ad insegnanti e studenti come “facilitatori” della conoscenza che riguarda i nostri temi specifici: antifascismo, resistenza e Costituzione repubblicana. Portare esperienze, per l’ANPI, significa narrare le proprie storie, per metterle in comune in uno spazio di confronto che alimenta il processo di conoscenza, che stimola, incoraggia e sostiene. Stimolare la curiosità degli studenti, incoraggiarli nelle analisi e sostenerli nelle loro riflessioni è, oltre la proposta di una offerta didattica, la concreta dimostrazione dell’importanza che vogliamo dare alle giovani generazioni.
Lo strumento è quello di usare la lente sulle “piccole storie locali”, per meglio comprendere la “grande storia”. Porre l’attenzione, cioè, sul fatto che, anche nelle realtà territoriali più piccole e specifiche, - che non sono citate sui testi scolastici - si sono originate piccole storie che fanno parte della grande storia, cioè l’oggetto di studio curricolare. Trasferire eventi, luoghi, persone della propria comunità locale, in una dimensione più ampia, contribuisce a sottrarre temi così importanti, dalla superficialità che spesso viene usata quando si tratta di affrontare il nostro recente passato.
Il metodo è quello laboratoriale in cui tutti possono sentirsi protagonisti. Proporre la
modalità laboratoriale sancisce una specificità che alimenta disposizioni d’animo tipiche
della crescita: curiosità, coraggio e determinazione. Inclinazioni imprescindibili per metterle
in relazione e affrontare la complessità della lettura e dell’analisi delle vicende delle storie,
“piccole” e “grandi”. Un’esperienza di crescita, un momento che mette in discussione, che
sperimenta ma da cui si impara, con gli altri. Queste azioni contribuiscono anche allo
sviluppo di una intelligenza emotiva che si ottiene attraverso il coinvolgimento e la
condivisione di esperienze (dal locale al nazionale), fuori e dentro il nostro territorio (locale,
Italia, Europa). Persone, luoghi ed eventi costruiscono percorsi che diventano cornice
all’apprendimento e al coinvolgimento nella storia.
Conoscere, capire e scegliere sono le parole attorno alle quali costruire specifiche progettualità che permettono di realizzare quanto sopra esposto. Conoscere perché è necessario (sempre), capire perché è senso critico, scegliere perché è l’essenza stessa della libertà. Conoscere, capire e scegliere, proposto quindi, come l’esatto opposto di credere, obbedire e combattere. Attorno a queste definizioni, è possibile costruire anche linguaggi nuovi, che intercettano le modalità e gli strumenti comunicativi delle giovani generazioni. L’approccio con l’Istituzione scolastica, con gli insegnanti, con gli studenti, ripropone all’ANPI una severità morale che non è in contrasto con una mentalità aperta al nuovo.
Accompagnare e sostenere il lavoro degli insegnanti, contribuire ad approfondire i contenuti dei libri di testo, sollecitare gli studenti alla riflessione, sono i propositi da perseguire. Da questo punto di vista, il lavoro culturale dell’ANPI ha prospettive di futuro, se a tutti i livelli territoriali dimostriamo la dinamicità e la capacità di stare nel tempo coi cambiamenti che i tempi chiedono, senza mai uscire dal mandato statutario: “valorizzare il contributo effettivo portato alla causa della libertà dall’azione dei partigiani e degli antifascisti, glorificare i caduti e perpetuarne la memoria”; “promuovere studi intesi a mettere in rilievo l’importanza della guerra partigiana ai fini del riscatto del Paese dalla servitù tedesca e della riconquista della libertà”; “promuovere eventuali iniziative di lavoro, educazione e qualificazione professionale, che si propongano fini di progresso democratico della società”; “battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni”; “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana, frutto della Guerra di liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”. Se notate, in ultimo, questo tipo di atteggiamento, può essere applicato non solo nelle dinamiche di rapporto con la Scuola. Questo atteggiamento si misura e si cimenta con i problemi, con le varie e contrastanti tendenze che si incontrano nella vita reale e che richiedono risposte che possono essere date solo dall'impegno militante, dal rigore morale, culturale e politico, dalla serietà.
Il protocollo d’intesa
L’importanza di un rapporto serio con l’Istituzione scolastica, (che ANPI già agiva dagli anni ’80 del Novecento, fino agli anni ’10 del ventunesimo secolo, soprattutto con le testimonianze dei partigiani), impone una attenzione specifica dal momento in cui, nel 2014,
viene firmato il protocollo d’intesa fra ANPI e Ministero dell’Istruzione, dall’allora Ministra Stefania Giannini e dall’allora Presidente Carlo Smuraglia. Un percorso che ha visto, nel tempo, i rinnovi del 2017 e del 2020. Anni di impegni durante i quali si sono susseguiti Ministri appartenenti a partiti diversi e sono intervenute diverse trasformazioni organizzative
del Ministero stesso. Questo risultato politico e culturale non è una medaglia da appuntarsi, (le hanno già meritate i partigiani), ma la definizione di un impegno civico maggiore. Il protocollo d’intesa, infatti, riconosce ad ANPI il ruolo di: “Offrire alle istituzioni scolastiche di
ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”. Si prospetta, dunque, una attenzione specifica, perché il rapporto con la scuola è realizzato da chi non ha fatto la resistenza. Dunque, l’impegno sancito dal Protocollo d’intesa è gravoso quanto stimolante. Ci consegna una responsabilità. La risposta a questa responsabilità è: lavorare per progetti.
Lavorare per progetti da proporre alle Istituzioni scolastiche, diventa strategico nel consolidare il nostro ruolo. Progettare significa esplicitare chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo. In altre parole, ci mettiamo in gioco. L’ aspetto strategico del progetto è anche la miglior risposta a chi, ancora oggi, ritiene che ANPI non debba “andare a scuola”. Un progetto segue un percorso specifico: essere valutato e votato dagli insegnanti interessati, dunque, una volontà precisa. Chi attacca ANPI, non rispetta la libera volontà di scelta del corpo docente, sancita tra l’altro dall’articolo 33 della Costituzione repubblicana.
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