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Marilena Pedrotti

Geni: una piccola storia partigiana

di Marilena Pedrotti




Il prossimo 9 maggio a Chivasso[1], la presidente dell'Anpi di Caluso, Marilena Pedrotti, racconterà la storia di un giovane partigiano, Luigi Calvi, noto con il nome di "Geni", morto a 19 anni, il 21 aprile del 1945. Ma dalla vicenda di "Geni", che combatteva tra le file delle "Fiamme Verdi" (nella foto) passa anche la storia della famiglia Calvi , molto nota in Val Camonica, che per altre vie familiari interseca anche quella dell'autrice, sullo sfondo di un importante periodo storico del nostro Paese. Anticipiamo una sintesi del racconto di Marilena Pedrotti.



Nel cimitero del piccolo paese di montagna, ricoperto di castagni e abeti, c’è una croce di pietra che riporta un nome, ai più ignoto: Geni. La scritta “Fiamme verdi” ci dice che lì è sepolto un partigiano, ma solo i vecchi sanno di chi si tratta, un ragazzo caduto a soli 19 anni durante la guerra di Liberazione.

Tempo fa mia madre mi ha raccontato la sua storia: lei lo conosceva bene, era suo cugino, uno dei tanti della grande famiglia contadina da cui proveniva, i Calvi. Era composta da numerosi figli, che negli anni ’40 avevano fra i 12 e i 30 anni: Geni era uno di loro, cresciuto in serenità fra i pascoli e i campi della Val Camonica, a due passi dalla Svizzera, di fronte alle cime dell’Adamello.

Lì la Resistenza era stata intensa, combattuta principalmente dalle formazioni delle “Fiamme verdi” con il sostegno della popolazione locale, che aveva subito dure conseguenze per il suo aiuto ai ribelli: violenze, depredazioni, rappresaglie, paesi incendiati, esecuzioni sommarie… tutto quello che una guerra porta con sé.

Mi sono chiesta quanti nel paese ancora conoscessero la vicenda di Geni e mi sono resa conto che, nel giro di poco tempo, nessuno avrebbe più portato un fiore su quella tomba, perché nessuno avrebbe ancora ricordato il suo nome e il suo sacrificio.

Mi è sembrato importante, perciò, fare qualcosa: scrivere, raccontare la sua storia, che non è la storia di un grande eroe, di un comandante partigiano, di un leader politico. Era solo un ragazzo, Geni, ancora minorenne, appena diciassettenne, quando decise di unirsi ai primi nuclei partigiani, e poi non ebbe il tempo di compiere azioni esemplari, ma pagò con la vita la sua scelta. Ho pensato che tanti giovani, oggi, non abbiano neanche lontanamente idea di cosa significasse allora prendere una tale decisione, di quanto fosse difficile e complesso optare per un impegno militare nella guerriglia, di quanto fosse rischioso aggregarsi ai pochi partigiani e lasciare i propri cari per una vita in luoghi impervi, costellata di sacrifici e prove durissime.

Eppure Geni seppe compiere quella scelta con determinazione e coraggio.

Quanto gli sia costato lo sappiamo, ma i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue paure, li ho potuti solo immaginare. E, sullo sfondo della sua vicenda, ho voluto in sintesi narrare l’occupazione nazi-fascista della valle, la sofferenza dei suoi abitanti, la loro reazione, i tanti volti della paura, del collaborazionismo, della vendetta, tutti aspetti che si legano fra loro, quando sul terreno scoppia una guerra. Ho tratteggiato il clima del paese, le tensioni, le rivalità, le delazioni, ma anche la generosità di molti, l’aiuto ai ribelli, l’amore fra i giovani.

Ho usato fonti storiche accreditate, per dare un quadro corretto degli eventi.

Mi auguro che questo racconto, breve ma intenso, possa servire non solo a conservare la memoria dei fatti e quella di Geni in particolare, ma anche come strumento didattico, per far sì che gli studenti di oggi comprendano meglio cosa sia stata la Resistenza italiana, leggendo pagine che parlano di un loro coetaneo, dei suoi sogni, dei suoi ideali, del suo amore per una ragazza. Uno di loro.

Forse così non confonderanno, come ha fatto qualche giorno fa un alunno di un istituto superiore con cui stavo parlando di Resistenza, Carlo Magno e la prima- forse la seconda (il dubbio gli è venuto) - guerra mondiale. Un modo per tentare di colmare l’immensa lacuna culturale che separa le nuove generazioni dalla storia partigiana.


Note


[1] https://www.anpitorino.com/dettagli-e-registrazioni/geni-il-ribelle-uno-dei-calvi

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