di Faber
Ci sono più angoli di osservazione per cercare di spiegare le ripetute esternazioni sulla Resistenza italiana del presidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa. Ultima, la sua condanna dell'attentato di via Rasella a Roma, il 23 marzo del 1944, ad opera dei Gap, contro il battaglione tedesco "Bozen". Un'azione patriottica che non fu, secondo La Russa, "una della pagine più gloriose della Resistenza", perché i partigiani uccisero "una banda di musicisti altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non”. Rappresaglia tedesca che si sostanziò il giorno dopo con l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Ora, se guardiamo a La Russa in senso cronologico, a ritroso ci si porta all'angolo della missina nostalgia, di quando da dirigente del Fronte della Gioventù a Milano negli anni Settanta, lo si ritrovava in prima fila a menare le mani con i suoi camerati di San Babila contro i giovani di sinistra, con quella furia iconoclasta del toro che carica non appena vede rosso. E per La Russa, missino da due generazioni, custode della memoria del Duce, valeva l'assioma che tutto ciò che non era nero, era rosso...
C'è quello l'angolo d'osservazione del politico che nel 1995 con la svolta di Fiuggi del Movimento sociale italiano, che fu di Giorgio Romualdi, Arturo Michelini, Giorgio Almirante, personaggi tutti rigorosamente in orbace durante il Ventennio, si è dato una ripulita al logoro abito del post fascismo, con l'approdo ad Alleanza Nazionale, sotto la spinta di Gianfranco Fini, sponsor Silvio Berlusconi. Dunque, una netta frenata rispetto agli ardori giovanili, con l'occhio interessato alla carriera politica.
Poi c'è l'angolo d'osservazione istituzionale, che passa dai ruoli ricoperti a più titoli nei governi dal Duemila in avanti: ministro della Difesa, vice presidente della Camera, oggi Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, soltanto sotto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quindi tendente al politicamente corretto, come lo può essere però un carattere fumantino come il suo.
Ma, sono angoli d'osservazione, lo si deve ammettere per onestà intellettuale, che si dissolvono, che perdono di peso specifico, non appena Ignazio Benito Maria La Russa dà voce alla sua passione storica con cui offrire agli italiani sempre nuovi punti di vista sulla Resistenza, dell'antifascismo e dell'Anpi. Via Rasella ne è un illuminante esempio. E non si tratta di analisi che rispondono al più corrivo revisionismo. Non si cada in questa semplificazione. L'orizzonte di La Russa è più ampio. Guarda, come l'intera destra al governo che insegue l'egemonia culturale, tesa a smantellare i capisaldi la dell'Italia repubblicana con i suoi valori che si fondano sulla Costituzione, a creare un fenomeno collettivo di amnesia storica con cui svuotare i principi democratici su cui si regge la nostra Repubblica.
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